Me ne sono andato per riuscire a lavorare, per avere degli spazi compatibili con la musica: dai luoghi per i concerti ai teatri, alle sale di registrazione. Roma è sempre stata un punto di approdo per noi del Sud che volevamo intraprendere una carriera artistica. Negli anni Cinquanta anche Totò ha vissuto nella capitale. A Napoli riuscivi a fare qualcosa solo se ti muovevi nel sottobosco, se andavi a cantare ai matrimoni. E poi non volevo che i miei figli (ne ha tre di 3, 6 e 12 anni, ndr) crescessero in un clima di terrore o con la mentalità che per vivere protetti bisogna entrare in contatto con certa gente.
Pino vuole salvare Napoli con la sua musica, con il ricordo dei bei tempi andati per dimostrare che Napoli non è solo 'na carta sporca, ma anche musica, canzoni e mandolino e lo fa alimentando un vociare (mi riferisco al clima di terrore nel quale avrebbero vissuto i suoi figli) che non riguarda Napoli tutta nè i napoletani tutti. I miei capelli ne hanno fin sotto le doppie punte di queste litanìe! Litanìe strazianti che lo stesso Pino aveva criticato dicendosi preoccupato per l'immagine che certi film (il Divo e Gomorra) avrebbero dato del nostro paese all'estero; ma, fatto ancor più grave, se è possibile, è che in questo caso, queste litanìe mi fanno provare un misto di pena e tenerezza per tutta quella certa gente che ha protetto il Nostro fino all'emigrazione.