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giovedì 20 maggio 2010

Piccole storie di piccole donne ‘scostumate’

Succede oggi in una scuola media che due ragazzi, M. e D., di 13 e 14 anni arrivino ad azzuffarsi usando come pretesto una comune amica. Il fatto che la ragazza sia stata solo un pretesto e non la causa della zuffa trova conferma in un episodio avvenuto circa 15 minuti prima.
Mi trovavo nel giardino della scuola quando mi viene incontro uno dei due ragazzi, M., che, in risposta ad uno mio sguardo, mi si fa quasi sul muso e dice: “Tengo ‘na carica ‘ncuoll’ ogge ca si coccheruno me tocca ‘o sfong’!” – (‘Mi sento una carica addosso oggi che se qualcuno mi tocca lo distruggo’). Detto questo rientra e nel giro di un quarto d’ora questa sua carica va a schiantarsi tutta contro il naso di un ragazzo che, a suo dire, l’aveva sfidato.

I due ragazzi, M. e D., si incrociano nel corridoio appena fuori le aule, M. è in compagnia della sua amica S.; D. saluta S. ma M. non apprezza: “Se la tocchi ti sfondo!” e D., che è già maschio e da maschio non può concedere l’idea di aver paura, di tutta risposta, sfiora il braccio di S. con un buffetto.
È quanto basta per scatenare l’ira di M. che si avventa sull’amico colpendolo con un unico pugno dritto sul naso. D. si accascia, il naso prende a sanguinargli tanto da far temere che sia rotto. I due vengono prontamente allontanati l’uno dall’altro, S. viene fatta rientrare in classe, M. dritto dal preside e D. in bagno a tamponare l’emorragia.

Dalla segreteria si convocano i genitori dei due ragazzi: i genitori di D. sono assenti, irreperibili; quelli di M. arrivano a scuola nel giro di pochi minuti. Facce cupe, sguardo basso, la mamma reca in braccio un bambino di un paio d’anni che stringe forte a mo’ di scudo, quasi come se quell’esserino che porta appeso al grembo valesse a giustifica per qualunque fallimento; il padre, omone grosso e grigio, si apre in un sorriso inopportuno e cordiale non appena gli si fanno davanti le varie professoresse e il preside; non ha scudi lui, solo mani grosse da sfoderare all’occorrenza. I due vengono accompagnati dal figlio e fatti accomodare in presidenza. Dopo poco arriva anche D. ancora dolente.
Dalla direzione non proviene voce alcuna, i bidelli e qualche professoressa restano in attesa commentando l’accaduto … “che è violentissimo e gravissimo e chissà quali e quante conseguenze avrà per quei due…”!


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