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A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO

lunedì 31 maggio 2010

LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA: uno sciopero della fame per scuotere le coscienze

Sono un maestro elementare e mi sento mortificato da quello che sta succedendo nelle scuole e dal fatto che troppe poche sono le voci che si alzano per difendere il diritto di tutti i bambini ad avere una buona scuola.


Chiunque è nella scuola, dai docenti ai dirigenti scolastici, dai rappresentanti dei genitori nei consigli di Circolo e d’Istituto al personale amministrativo e ai bidelli sa perfettamente della quantità dei tagli di personale e di finanziamenti che si sono abbattuti sugli istituti scolastici. Sono perfettamente consapevole che oggi ci sono tante persone che hanno perso il lavoro e che la crisi sta mettendo in ginocchio il nostro stato sociale, ma qui si tratta di impedire che la scuola vada allo sfascio. Penso che l’attenzione sulla scuola vada tenuta alta sempre. Una buona scuola è tale se si evolve sempre e se la società è vigile verso l’operato di qualsiasi governo in carica. Ma con la situazione attuale sono a rischio, tanto per fare un esempio, le uscite didattiche, i viaggi e i corsi proposti dal Comune e da altri (da quello di nuoto a tutti gli altri). Insomma qualcuno sembra ci voglia dire che si può tranquillamente tornare alla scuola di una volta. Non è allarmismo quello che vado dicendo, basta parlare con qualsiasi Dirigente Scolastico o docente e confermerà queste cose. Forse a scuola ci spegneranno anche il riscaldamento e i bambini dovranno ritornare come un tempo a portare il carbone o la legna da casa (questa invece spero che sia solo facile ironia da parte mia). In questi giorni è stata diffusa una lettera, scritta dal responsabile dell’Ufficio Scolastico Regionale, in cui si invitano i Dirigenti scolastici e tutto il personale della scuola a stare molto attenti a rilasciare dichiarazioni e a non fare commenti sui pesanti tagli a cui le scuole sono sottoposte. Io dichiaro pubblicamente di aver partecipato ad un’ assemblea di docenti e di avere espresso critiche su quello che sta avvenendo nella scuola e di avere anche proposto un presidio in piazza e uno sciopero della fame per bucare la cortina di silenzio che sta accompagnando i provvedimenti sulle scuole. Faccio questo per dignità e per amore nei confronti della mia professione. Se mi devo addebitare qualcosa penso sia nei confronti dei genitori e dei bambini poiché non sono riuscito ad informare sufficientemente l’opinione pubblica e in primis i genitori del fatto che non riusciamo più a fare tutte le attività che facevamo prima, per esempio laboratori a classi aperte o con piccoli gruppi di bambini.
Probabilmente dopo che avrete letto queste riflessioni, accendendo la televisione e sentendo il TG, sicuramente vi diranno che non sono previsti tagli significativi per le scuole e qualcuno ci crederà. Oppure vi capiterà d’imbattervi in giornalisti che correranno a destra e a manca per intervistare i genitori sulla nuova proposta di posticipare l’inizio della scuola al primo ottobre: tutto va bene per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica e discutere di aria fritta. Niente da dire: chi governa ha imparato molto bene le tecniche della comunicazione. Ho scelto di fare il maestro perché pensavo che aiutare i bambini a diventare cittadini consapevoli e istruiti fosse una professione importante e che la scuola fosse un’istituzione privilegiata per favorire la costruzione di una società migliore, a vedere il trattamento che viene riservato all’istruzione c’è da pensare che non si vogliano insegnanti appassionati e motivati, ma solo esecutori fedeli e che la scuola sia considerata solo una spesa eccessiva.
Nonostante ciò, io non mi arrendo e spero di non essere l’unico.

Roberto Lovattini, insegnante

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