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A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO

lunedì 31 maggio 2010

Le donne son tutte belle, dai piedi alle ascelle

Avete mai visto ascelle così?' dice una pubblicità, oppure ‘vorresti avere ascelle bellissime?' , e ancora, lei chiede a lui: ‘sono più bella qui (indica le gambe), qui (indica i glutei) o qui (indica le braccia)’ e lui le indica le ascelle.

Ebbene, m’è duro confessarlo a voi quanto a me, ma io fino a qualche giorno fa non avevo mai badato all’estetica delle mie ascelle. Non so come mai, ma oltre al desiderio di mantenerle profumate altro pensiero non avevo. Sarà che sono solo una donna sciatta o che, me misera, sul mio cammino ho incrociato solo uomini meschini che badavano alle mie ascelle meno di me: mai un’occhiatina, mai una carezzina e le mie ascelle continuavano così … profumate ma non bellissime e forse, ahimè, neanche morbide!!!
Poi, qualche giorno fa, la rivelazione:
a cosa mi serve l’assorbente pensato apposta per il mio cu … ore? A cosa il detergente per i mie odori?
A cosa la crema magica che mi riempie le rughe?
A cosa l’intimo anti-stress?
A cosa la crema depilatoria che può farsi spuma e addirittura spray?
A cosa la shampoo delicato, la tintura che sembra vera, il balsamo nutriente, la compressa che, mentre arresta la caduta dei capelli, irrobustisce il cuoio capelluto nonché il capello stesso?
A cosa la pillola dimagrante e la crema rassodante?
A cosa il rossetto rimpolpante, il mascara rimpolpante, il fondotinta rimpolpante?
Cosa diavolo dovrei farmene di tutto questo se poi, sotto sotto, vai a vedere c’ho le ascelle secche? E se mi dovesse capitare d’incontrare-finalmente!!!- un uomo vero? Uno di quelli che ci tengono più per le ascelle che per il gluteo? Che gli dico? ‘Scusa ma in trent’anni non ho trovato un attimo di tempo da dedicare alle mie ascelle’??? Suvvia, siamo seri!

LA PEDAGOGIA DELLA LUMACA: uno sciopero della fame per scuotere le coscienze

Sono un maestro elementare e mi sento mortificato da quello che sta succedendo nelle scuole e dal fatto che troppe poche sono le voci che si alzano per difendere il diritto di tutti i bambini ad avere una buona scuola.


Chiunque è nella scuola, dai docenti ai dirigenti scolastici, dai rappresentanti dei genitori nei consigli di Circolo e d’Istituto al personale amministrativo e ai bidelli sa perfettamente della quantità dei tagli di personale e di finanziamenti che si sono abbattuti sugli istituti scolastici. Sono perfettamente consapevole che oggi ci sono tante persone che hanno perso il lavoro e che la crisi sta mettendo in ginocchio il nostro stato sociale, ma qui si tratta di impedire che la scuola vada allo sfascio. Penso che l’attenzione sulla scuola vada tenuta alta sempre. Una buona scuola è tale se si evolve sempre e se la società è vigile verso l’operato di qualsiasi governo in carica. Ma con la situazione attuale sono a rischio, tanto per fare un esempio, le uscite didattiche, i viaggi e i corsi proposti dal Comune e da altri (da quello di nuoto a tutti gli altri). Insomma qualcuno sembra ci voglia dire che si può tranquillamente tornare alla scuola di una volta. Non è allarmismo quello che vado dicendo, basta parlare con qualsiasi Dirigente Scolastico o docente e confermerà queste cose. Forse a scuola ci spegneranno anche il riscaldamento e i bambini dovranno ritornare come un tempo a portare il carbone o la legna da casa (questa invece spero che sia solo facile ironia da parte mia). In questi giorni è stata diffusa una lettera, scritta dal responsabile dell’Ufficio Scolastico Regionale, in cui si invitano i Dirigenti scolastici e tutto il personale della scuola a stare molto attenti a rilasciare dichiarazioni e a non fare commenti sui pesanti tagli a cui le scuole sono sottoposte. Io dichiaro pubblicamente di aver partecipato ad un’ assemblea di docenti e di avere espresso critiche su quello che sta avvenendo nella scuola e di avere anche proposto un presidio in piazza e uno sciopero della fame per bucare la cortina di silenzio che sta accompagnando i provvedimenti sulle scuole. Faccio questo per dignità e per amore nei confronti della mia professione. Se mi devo addebitare qualcosa penso sia nei confronti dei genitori e dei bambini poiché non sono riuscito ad informare sufficientemente l’opinione pubblica e in primis i genitori del fatto che non riusciamo più a fare tutte le attività che facevamo prima, per esempio laboratori a classi aperte o con piccoli gruppi di bambini.
Probabilmente dopo che avrete letto queste riflessioni, accendendo la televisione e sentendo il TG, sicuramente vi diranno che non sono previsti tagli significativi per le scuole e qualcuno ci crederà. Oppure vi capiterà d’imbattervi in giornalisti che correranno a destra e a manca per intervistare i genitori sulla nuova proposta di posticipare l’inizio della scuola al primo ottobre: tutto va bene per spostare l’attenzione dell’opinione pubblica e discutere di aria fritta. Niente da dire: chi governa ha imparato molto bene le tecniche della comunicazione. Ho scelto di fare il maestro perché pensavo che aiutare i bambini a diventare cittadini consapevoli e istruiti fosse una professione importante e che la scuola fosse un’istituzione privilegiata per favorire la costruzione di una società migliore, a vedere il trattamento che viene riservato all’istruzione c’è da pensare che non si vogliano insegnanti appassionati e motivati, ma solo esecutori fedeli e che la scuola sia considerata solo una spesa eccessiva.
Nonostante ciò, io non mi arrendo e spero di non essere l’unico.

Roberto Lovattini, insegnante

sabato 22 maggio 2010

Dimane?! È ‘na speranza ‘e chi è guaglione, e nu guaglione è amante ‘e l’ Illusione ch’ ‘e ‘na fata vestuta d’aria e cielo

comm’ a nu suonno trasparente ... 'e velo.
(G.C. 1982)

giovedì 20 maggio 2010

Piccole storie di piccole donne ‘scostumate’

Succede oggi in una scuola media che due ragazzi, M. e D., di 13 e 14 anni arrivino ad azzuffarsi usando come pretesto una comune amica. Il fatto che la ragazza sia stata solo un pretesto e non la causa della zuffa trova conferma in un episodio avvenuto circa 15 minuti prima.
Mi trovavo nel giardino della scuola quando mi viene incontro uno dei due ragazzi, M., che, in risposta ad uno mio sguardo, mi si fa quasi sul muso e dice: “Tengo ‘na carica ‘ncuoll’ ogge ca si coccheruno me tocca ‘o sfong’!” – (‘Mi sento una carica addosso oggi che se qualcuno mi tocca lo distruggo’). Detto questo rientra e nel giro di un quarto d’ora questa sua carica va a schiantarsi tutta contro il naso di un ragazzo che, a suo dire, l’aveva sfidato.

I due ragazzi, M. e D., si incrociano nel corridoio appena fuori le aule, M. è in compagnia della sua amica S.; D. saluta S. ma M. non apprezza: “Se la tocchi ti sfondo!” e D., che è già maschio e da maschio non può concedere l’idea di aver paura, di tutta risposta, sfiora il braccio di S. con un buffetto.
È quanto basta per scatenare l’ira di M. che si avventa sull’amico colpendolo con un unico pugno dritto sul naso. D. si accascia, il naso prende a sanguinargli tanto da far temere che sia rotto. I due vengono prontamente allontanati l’uno dall’altro, S. viene fatta rientrare in classe, M. dritto dal preside e D. in bagno a tamponare l’emorragia.

Dalla segreteria si convocano i genitori dei due ragazzi: i genitori di D. sono assenti, irreperibili; quelli di M. arrivano a scuola nel giro di pochi minuti. Facce cupe, sguardo basso, la mamma reca in braccio un bambino di un paio d’anni che stringe forte a mo’ di scudo, quasi come se quell’esserino che porta appeso al grembo valesse a giustifica per qualunque fallimento; il padre, omone grosso e grigio, si apre in un sorriso inopportuno e cordiale non appena gli si fanno davanti le varie professoresse e il preside; non ha scudi lui, solo mani grosse da sfoderare all’occorrenza. I due vengono accompagnati dal figlio e fatti accomodare in presidenza. Dopo poco arriva anche D. ancora dolente.
Dalla direzione non proviene voce alcuna, i bidelli e qualche professoressa restano in attesa commentando l’accaduto … “che è violentissimo e gravissimo e chissà quali e quante conseguenze avrà per quei due…”!


mercoledì 19 maggio 2010

Una notte


Non ho più voce. Io so che per morire
basta un oggetto della conoscenza
e un conoscente, un lugubre stridìo
di reni, un fiocco all'alba a sventolare.
Io so che per dirsi violenta una notte
dev' essere infinita,
per dirsi più nera del dolore,
più pura delle gemme, più insensata.



Paolo Birolini
'M'hanno cresciuto Dei'
Poesie 1981 - 1986

sabato 15 maggio 2010

Nel mio intimo c'è il mondo


Avevo sedici anni una mattina, quando una mia amica mi chiamò e mi disse: ‘Marzia, domani tutti al mare!’ ed io : ‘guarda che ho il ciclo!’ e così sinceramente declinai. Riagganciai il telefono e mia nonna (generazione 1921) che – orecchio bionico- aveva ascoltato la conversazione, con sguardo severo mi disse: ‘Queste sono cose che non si dicono, sono talmente intime … L’intimità! Sai cosa vuol dire intimità?’ E io, che credevo di saperlo, con aria di sufficienza, sbuffai.
Pensavo che da allora, da quando le donne nascondevano il mestruo come un’onta, le cose erano cambiate e che spifferare il proprio ciclo ad un’amica non voleva dire violare il proprio intimo. Anche -e soprattutto- perché, in quella specifica circostanza, ero stata io medesima a ‘violarmi’; ero stata io, nel pieno delle mie facoltà psichiche, a ritenere opportuno che quella data ragazza venisse a conoscenza della mia situazione ormonale. Capitolo chiuso. Il mio intimo era sano e salvo. Se violazione c’era stata ero stata io a perpetrarla ai miei danni, dunque perché parlare di violazione?
Passarono i mesi e gli anni, con me che puntualmente, ogni volta che c’era da andare tutti al mare, avevo il ciclo e lo dicevo … e qualche volta lo dicevo anche mentendo, usandolo come scusa per starmene a casa, al fresco, a sonnecchiare.
Da allora ad oggi sono passati quattordici anni e in questo tempo il mio corpo e, insieme, il mio concetto di intimità si sono modificati con una frequenza di almeno due volte a settimana. Infatti, se si segue il proprio corpo in tutto il suo divenire, ci si può accorgere di ogni minimo cambiamento e allora l’intimo, l’intimità, prende a racchiudere un’innumerevole serie di aspetti che, pur volendo, non si riesce a condividere con nessuno, se non con chi, con il tuo bene placido, condivide la proprietà del tuo stesso corpo. Spifferare tali ‘sfumature’ a chicchessia sembra un atto irrispettoso, una violenza, una violazione di proprietà privata in tutto è per tutto. Questo è quello che pensavo io!

giovedì 13 maggio 2010

Rasa il pratino!!!



A volte una ragazza si sente un poco giù
se il mondo è un po’ arruffato, non ci pensare più.

Rasa il pratino,
rasa il pratino,
pota, taglia, sfronda, falcia.
Quando il bosco è un po’ troppo fosco
col giardino è un casino
ogni forma dell’aiuola oggi è facile da potar.
Ovunque vedo un ciuffo,
lo affronto con decisione
sarà anche un poco buffo,§
ma poi sai che figurone…
Rasa il pratino,
rasa il pratino,
se il ferro è giusto
il -?- è a posto.
Foresta selvaggia passa
spazza via tutti quei rasta.
Rasa il pratino
-se ti senti ruvidina-
rasa il pratino
-dai una bella spuntatina-
Rasa il pratino!

mercoledì 5 maggio 2010