-

A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO

lunedì 16 febbraio 2009

NAPOLETANI

Quando la notte ti si fa fardello, perché tutto quello che hai visto, sentito o anche semplicemente subdorato durante il giorno ti ha tolto quasi il respiro, non trovi altra compagnia che un buon libro. Non un libro qualsiasi, assolutamente, non uno di quelli iniziati, poi ripresi, abbandonati, ripresi e cestinati, no. Bensì un libro diverso, piccoletto e nero come Calimero, che conta fino a 133 pagine e che nel titolo t’impone di leggerlo. Napoletani-tutto maiuscolo- è un titolo prepotente, infame, ‘capuzziello’, che non lascia spazio all’indecisione, ma solo all’immaginazione. E comincia il libro: la casa era senza balconi. Passato, ricordi. Tutte cose vere e non vere. Vere e non vere … E continua: la casa era senza balconi, quattro finestre e tutte e quattro chiuse. E continua: la casa era senza balconi e le finestre erano perennemente chiuse, in una cieca e assorta solitudine.
Dietro le finestre ogni cosa e una sola premessa: tutte cose vere e non vere. Vere e non vere …

La notte allora ti prende, lieve, ci credi a tutte quelle cose non vere, le afferri, le stringi donando in cambio tutte le cose vere, quelle tue, che non vuoi più. Da restituire al mittente, ovunque esso sia. Si scrutino nuvole e stelle.

sabato 7 febbraio 2009

martedì 3 febbraio 2009

Un po' come dire: uomo= calcio, donna= rosa

«Attaccano me e non D’Elia perché sono una donna. C’è un evidente aspetto legato a una sessualità repressa». Così Rita Bernardini si è spiegata le reazioni violente seguite alla sua visita ai 6 stupratori di Guidonia: sessualità repressa. Eppure io ci vedo dell'altro in tanta ferocia e credo di capire il perchè questa si sia riversata tutta contro di lei, la donna. Forse una sessualità repressa è stata il movente dello stupro, di questo e di ogni, ma come possiamo considerarla movente anche di queste reazioni popolari, violente, sì, e non giustificabili, pure?
In questo caso più che di sessualità parlerei di giustizia repressa, giustizialità repressa-se si può dire-, giustiziabilità repressa-se ha un senso. La sensazione di chi si è trevato spettatore di innumerevoli casi di violenza che sembrano non voler finire più, è che il problemuccio 'violenza sulle donne' non sia trattato con la dovuta serietà/tempestività da chi di dovere, altrimenti non si spiegherebbero certe sentenze, nè certe battute. Questa sensazione spiegherebbe, ma non giustificherebbe, gli attacchi subiti dalla Bernardini, non altro, non le solite, facili deduzioni -simili agli accostamenti di cui nel titolo- valide solo a sminuire le capacità intellettive della gente.
Il perchè poi sia stata accusata solo Lei e non anhce Lui mi sembra scontato: una donna che sembra intervenire in difesa di chi ha stuprato un'altra donna, fa scaplitare più anime di quante ne fa scalpiatare un uomo -umanamente comprensibile-; ma la Bernardini non ha fatto altro che comportarsi come legge comanda, perchè anche il pestaggio in carcere è un reato (soprattutto, e questo è il mio caso, se vi è il sospetto che cotanta rabbia sia alimentata da questioncelle di razza e nient'altro), dunque il suo gesto è stato frainteso, per ignoranza e per esasperazione, e di questo gliene diamo atto. In cambio chiediamo solo che la stessa sete di giustizia che l'ha costretta al suo dovere, pur consapevole che il suo gesto non sarebbe stato compreso, non si spenga qui ed ora, ma la costringa ad intervenire sempre ... ogni qual volta si tenti di impunire uno stupratore.

lunedì 2 febbraio 2009

LBMGZN -speciale VIOLENZA SULLE DONNE


- di MARZIA CANGIANO - Si è iniziato parlando di violenza sulle donne in questi termini: milioni sono le donne che subiscono violenza ogni giorno, in tutto il mondo. Poi si è passato ad analizzare i diversi tipi di violenza cercando di stabilire quali siano le donne più a rischio e quali gli uomini. Poi abbiamo ricordato quelle donne che hanno pagato la violenza subita in vece del proprio ‘assassino’. Ora bisogna ritornare sull’argomento per continuare a difendere la memoria e la dignità di ogni donna che è stata stuprata, aggredita, picchiata, uccisa o tutte queste cose contemporaneamente. Nei giorni scorsi abbiamo assistito al massacro lento e silenzioso – neanche troppo – della dignità di ogni donna, non solo di quelle che hanno subito violenza in prima persona, ma di tutte, quelle belle e quelle brutte, liquidate pubblicamente con una battuta mentre rischiano la vita un giorno, e ogni giorno la perdono dal momento che chi dovrebbe impegnarsi per dare loro sicurezza, ci ride su proponendo la solita soluzione passepartout: convocare l’esercito, lo stesso che mesi or sono vegliava sui sacchetti d’immondizia campani. Bene, accogliamo i militari e assegniamone uno ad ogni bella donna a mo’ di angelo custode: ‘non ce la potremmo mai fare’, ammette il Premier. Allora cosa fare? … Silenzio … [...]


- di BARBARA MELLA - Perché le cose hanno un nome, e i nomi hanno un significato. O almeno dovrebbero averlo. E usare le parole a sproposito non porta mai niente di buono: chiamare il cancro “male incurabile”, per esempio, non è il modo migliore per affrontarlo; meno che mai per guarirlo.Violenza sessuale, dunque. Un’espressione di questo tipo potrebbe far pensare a un incontenibile desiderio sessuale che, nell’indisponibilità della persona oggetto del desiderio stesso a soddisfarlo spontaneamente, viene soddisfatto con modalità violente. Ma il fatto è che in natura non esistono desideri sessuali incontenibili: se esistessero, ne sarebbero in primo luogo titolari gli animali, fra i quali invece non avviene accoppiamento se la femmina non è consenziente. O potrebbe forse ricondurre a uno straripante impulso sessuale da soddisfare qui e ora, in qualunque modo possibile. In realtà neanche di questo si tratta, ché per soddisfare un impulso sessuale esistono sempre mezzi e modi che non implicano alcuna violenza su chicchessia, anche in mancanza di partner disponibile. E dunque non di violenza sessuale si tratta, bensì di violenza nuda e cruda. Violenza senza aggettivi. [...]