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mercoledì 22 ottobre 2008

Una questione di civiltà

COPIO E INCOLLO DA ROSASPINA_MIA. DIFFONDETE SE POTETE.

Forse conoscete la vicenda di Angelo Falcone e Simone Nobili, detenuti in India con l'accusa di possesso di 18 kg di droga; ma questa è una situazione che riguarda oltre 3.000 nostri connazionali detenuti in paesi esteri, mentre le istituzioni del nostro paese sembrano disinteressarsi a loro.
L’amico blogger
Nathan ha proposto una iniziativa per poter in qualche modo provare a scuotere le acque: d'accordo con il sig. Giovanni Falcone padre di Angelo, ha scritto una lettera, quella che oggi verrà pubblicata da molti amici "a blog unificati" e che trovate di seguito. In calce alla lettera vi sono gli indirizzi e-mail delle principali figure istituzionali italiane, e quelle di alcune testate giornalistiche tra nazionali e locali. Abbiamo pure inviato una mail a tutti i nostri contatti. Oggi, data 22 ottobre, è l'ultimo giorno utile per il ricorso in appello per i due ragazzi… che Dio li aiuti!

P.S. mi sono permessa di “assottigliare” un po’ la lettera di Nathan, sia per brevità, sia perchè il discorso dello stato-padre non mi trova del tutto d’accordo. Intera, la troverete di certo nel suo blog e in parecchi altri.

Egregio signore,
“È ciò che ci chiedono i Cittadini” è una frase che spesso abbiamo ascoltato in TV, pronunciata dai nostri rappresentanti che siedono in Parlamento.
Chi le scrive è uno di quei Cittadini, che ancora crede alle Istituzioni.
Questa lettera nasce dopo riflessione sull’arresto e la detenzione in India di due nostri concittadini, Angelo Falcone e Simone Nobili, arrestati dalla polizia Indiana con l’accusa di detenzione di 18 kg di droga. Seguendo il blog del padre di Angelo, Giovanni Falcone, ho scoperto che di nostri cittadini detenuti all’estero ve ne sono più di 3.000!
Ad agosto, per Angelo Falcone e l’amico Simone c’è stato il verdetto di condanna a 10 anni. La possibilità di ricorso in appello ha come termine perentorio il 23 ottobre… Mi aspetterei dai rappresentanti dello Stato una corsa in India per vedere di persona come stanno le cose. Giovanni Falcone non riesce a parlare con suo figlio neppure telefonicamente. E, da quanto mi capita di leggere sul suo blog, l’interessamento delle Istituzioni di questo Paese sulla faccenda è insufficiente.
Mi aspetto un atteggiamento differente. In tali Paesi esistono quelle garanzie che sono caratteristiche di un qualunque stato di diritto?
Credo che lo Stato italiano dovrebbe correre in soccorso dei propri figli per garantire loro un processo serio ed equo, segnato, cioè, da tutte le garanzie che vengono concesse nel nostro Paese a chiunque incappi nei meccanismi della legge.
Da Cittadino di questa Repubblica chiedo, alle Istituzioni tutte, di occuparsi dei Cittadini detenuti all’estero.
Ringraziando per l’ascolto, porgo distinti saluti.
(firma)