-
A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO
Visualizzazione post con etichetta pino daniele concerto 8 luglio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pino daniele concerto 8 luglio. Mostra tutti i post
mercoledì 9 luglio 2008
domenica 29 giugno 2008
Pino Daniele: a domanda risponde
"..lo ripeto, non sarei esistito come artista se non fossi nato a Napoli, durante i miei concerti si crea un rapporto davvero eccezionale con il pubblico di Napoli, soprattutto con i giovani. Solo i napoletani riusciranno a salvare Napoli."
dal libro 'Pino Daniele un uomo in blues'
Pino Daniele bidona miseramente i suoi fans napoletani: il concerto dell' 8 Luglio, che doveva tenersi allo stadio San Paolo prima e all' Ippodromo di Agnano poi, si terrà invece a Piazza del Plebiscito con tanto di telecamere per la diretta TV. Ma Pino non si scusa per il contrattempo, anzi, alza la posta per farci tenere la posta: «La tv mostrerà la faccia pulita di Napoli, noi canteremo insieme, napoletani e non, la nostra voglia di riscatto»; canta che ti passa, avrebbe potuto aggiungere, ma si è taciuto. Meglio così. Fatto sta che sono circa 3.000 sinora i biglietti rimborsati sugli oltre ventimila già venduti dopo l’annuncio del posto unico (20 euro) di fronte ai tre ordini di posti previsti originariamente allo stadio, e non poteva essere altrimenti, datosi che l' Artista è da tempo immemorabile che ha smesso di cantare Napoli e questo non dev'essere sfuggito quasi a nessuno. Ma c'è un fatto, a mio parere, molto più grave del banalissimo 'lontano dagli occhi lontano dal cuore': Pinuzzo Napoli non ha smesso solo di cantarla, no no, l'ha dimenticata, ci ha messo una pietra sopra e su questa pietra ci ha fondato una lapide.
Lei ha detto più volte di essere cresciuto in mezzo alla camorra.
So benissimo di cosa sto parlando, io da ragazzo ne ho viste di tutti i colori. La camorra nella mia infanzia era ovunque, ma era anche molto diversa da quella di oggi. La manovalanza della criminalità organizzata viene reclutata tra gli extracomunitari, cinesi, albanesi, romeni, africani… Spesso si tratta di gente disperata, disposta a uccidere per una manciata di euro. Io però non sono un politico, cerco solo di mandare messaggi positivi attraverso la musica. E aver rimesso insieme la mia band storica con James Senese, Toni Esposito e Tullio De Piscopo mi sembra una bella occasione per far rivivere delle emozioni che vengono da lontano. Mi auguro che il nostro concerto dell’8 luglio con decine di migliaia di persone serva a far accendere i riflettori sulla Napoli sana e creativa. Che esiste, ma è coperta da una montagna di spazzatura. E poi speriamo in San Silvio (ride, ndr) che ha voluto prendersi a cuore la sorte della città.
Perché a un certo punto della sua vita ha abbandonato Napoli per trasferirsi a Roma?
Me ne sono andato per riuscire a lavorare, per avere degli spazi compatibili con la musica: dai luoghi per i concerti ai teatri, alle sale di registrazione. Roma è sempre stata un punto di approdo per noi del Sud che volevamo intraprendere una carriera artistica. Negli anni Cinquanta anche Totò ha vissuto nella capitale. A Napoli riuscivi a fare qualcosa solo se ti muovevi nel sottobosco, se andavi a cantare ai matrimoni. E poi non volevo che i miei figli (ne ha tre di 3, 6 e 12 anni, ndr) crescessero in un clima di terrore o con la mentalità che per vivere protetti bisogna entrare in contatto con certa gente.
Pino vuole salvare Napoli con la sua musica, con il ricordo dei bei tempi andati per dimostrare che Napoli non è solo 'na carta sporca, ma anche musica, canzoni e mandolino e lo fa alimentando un vociare (mi riferisco al clima di terrore nel quale avrebbero vissuto i suoi figli) che non riguarda Napoli tutta nè i napoletani tutti. I miei capelli ne hanno fin sotto le doppie punte di queste litanìe! Litanìe strazianti che lo stesso Pino aveva criticato dicendosi preoccupato per l'immagine che certi film (il Divo e Gomorra) avrebbero dato del nostro paese all'estero; ma, fatto ancor più grave, se è possibile, è che in questo caso, queste litanìe mi fanno provare un misto di pena e tenerezza per tutta quella certa gente che ha protetto il Nostro fino all'emigrazione.
Me ne sono andato per riuscire a lavorare, per avere degli spazi compatibili con la musica: dai luoghi per i concerti ai teatri, alle sale di registrazione. Roma è sempre stata un punto di approdo per noi del Sud che volevamo intraprendere una carriera artistica. Negli anni Cinquanta anche Totò ha vissuto nella capitale. A Napoli riuscivi a fare qualcosa solo se ti muovevi nel sottobosco, se andavi a cantare ai matrimoni. E poi non volevo che i miei figli (ne ha tre di 3, 6 e 12 anni, ndr) crescessero in un clima di terrore o con la mentalità che per vivere protetti bisogna entrare in contatto con certa gente.
Pino vuole salvare Napoli con la sua musica, con il ricordo dei bei tempi andati per dimostrare che Napoli non è solo 'na carta sporca, ma anche musica, canzoni e mandolino e lo fa alimentando un vociare (mi riferisco al clima di terrore nel quale avrebbero vissuto i suoi figli) che non riguarda Napoli tutta nè i napoletani tutti. I miei capelli ne hanno fin sotto le doppie punte di queste litanìe! Litanìe strazianti che lo stesso Pino aveva criticato dicendosi preoccupato per l'immagine che certi film (il Divo e Gomorra) avrebbero dato del nostro paese all'estero; ma, fatto ancor più grave, se è possibile, è che in questo caso, queste litanìe mi fanno provare un misto di pena e tenerezza per tutta quella certa gente che ha protetto il Nostro fino all'emigrazione.
Iscriviti a:
Post (Atom)