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A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO
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giovedì 20 maggio 2010

Piccole storie di piccole donne ‘scostumate’

Succede oggi in una scuola media che due ragazzi, M. e D., di 13 e 14 anni arrivino ad azzuffarsi usando come pretesto una comune amica. Il fatto che la ragazza sia stata solo un pretesto e non la causa della zuffa trova conferma in un episodio avvenuto circa 15 minuti prima.
Mi trovavo nel giardino della scuola quando mi viene incontro uno dei due ragazzi, M., che, in risposta ad uno mio sguardo, mi si fa quasi sul muso e dice: “Tengo ‘na carica ‘ncuoll’ ogge ca si coccheruno me tocca ‘o sfong’!” – (‘Mi sento una carica addosso oggi che se qualcuno mi tocca lo distruggo’). Detto questo rientra e nel giro di un quarto d’ora questa sua carica va a schiantarsi tutta contro il naso di un ragazzo che, a suo dire, l’aveva sfidato.

I due ragazzi, M. e D., si incrociano nel corridoio appena fuori le aule, M. è in compagnia della sua amica S.; D. saluta S. ma M. non apprezza: “Se la tocchi ti sfondo!” e D., che è già maschio e da maschio non può concedere l’idea di aver paura, di tutta risposta, sfiora il braccio di S. con un buffetto.
È quanto basta per scatenare l’ira di M. che si avventa sull’amico colpendolo con un unico pugno dritto sul naso. D. si accascia, il naso prende a sanguinargli tanto da far temere che sia rotto. I due vengono prontamente allontanati l’uno dall’altro, S. viene fatta rientrare in classe, M. dritto dal preside e D. in bagno a tamponare l’emorragia.

Dalla segreteria si convocano i genitori dei due ragazzi: i genitori di D. sono assenti, irreperibili; quelli di M. arrivano a scuola nel giro di pochi minuti. Facce cupe, sguardo basso, la mamma reca in braccio un bambino di un paio d’anni che stringe forte a mo’ di scudo, quasi come se quell’esserino che porta appeso al grembo valesse a giustifica per qualunque fallimento; il padre, omone grosso e grigio, si apre in un sorriso inopportuno e cordiale non appena gli si fanno davanti le varie professoresse e il preside; non ha scudi lui, solo mani grosse da sfoderare all’occorrenza. I due vengono accompagnati dal figlio e fatti accomodare in presidenza. Dopo poco arriva anche D. ancora dolente.
Dalla direzione non proviene voce alcuna, i bidelli e qualche professoressa restano in attesa commentando l’accaduto … “che è violentissimo e gravissimo e chissà quali e quante conseguenze avrà per quei due…”!


domenica 17 gennaio 2010

martedì 3 novembre 2009

LA MIA SEMBRA ESSERE LA GENERAZIONE MANCATA, MANCANTE, MANCHEVOLE

E invece è solo una generazione qualunque, destinata a sopravvivere a forza di capate nei relativi muri:
"Il 15 ottobre il presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, parlando alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, ha spiegato che la riduzione occupazionale realtiva ai nuclei familiari, registrata nel secondo trimestre (556 mila), è dovuta soprattutto ai "figli" e ha interessato 404 mila persone. A confronto con loro, rischiano di sembrare pochi persino i 152 mila posti perduti dai genitori.
[...]
A giugno dell'anno scorso, tra quelli che hanno tra 25 e 34 anni, che in Italia sono ancora costretti ad essere "figli", l'8,7 per cento non aveva un impiego. Oggi sono il 10,1 per cento.
[...]
La maggioranza degli italiani, dice il Rapporto Italia 2009 di Eurispes, è convinto che le misure legislative adottate nell'ultimo decennio abbiano peggiorato le possibilità occupazionali dei giovani. Ora le imprese hanno ridotto drasticamente le nuove assunzioni indirizzate a loro. Hanno tagliato le collaborazioni e, quando li assumono, li impiegano con mansioni e condizioni economiche sempre meno gratificanti. Emarginati e relegati a ruoli eternamente precari anche nella ricerca universitaria, non sorprende che i laureati italiani - come confermano i recentissimi risultati dell'indagine europea realizzata da un istituto di ricerca di Berlino - siano purtroppo quelli che in tutta Europa credono meno alla possibilità di realizzare se stessi nel mondo del lavoro
" *

Io sono tra quelli che hanno tra i 25 e i 34 anni, che sono laureati e costretti ad essere "figli" perchè emarginati e rilegati a ruoli eternamente precari, con mansioni e condizioni economiche sempre più mortificanti (...altro che poco gratificanti!). Ne consegue la mia convinzione di non avere alcuna possibilità di realizzazione nel mondo del lavoro, a meno che ...
A meno che non mi si dia la possibilità di vivere dignitosamente pur lavorando solo per 10 ore la settimana, guadagnando 7.50centesimidieuro l'orde/l'ora. *-solo fino a Giugno, poi torno a ricamar bottoni. E m'è annata pure bene!-
A meno che non mi si assicuri che in caso di malattia e/o infortunio percepisca ugualmente uno stipendio.
A meno che non mi si dia uno stipendio di accompagnamento allo stipendio stesso.
A meno che non mi si conceda una casa nella quale non pagare le bollette non comporti conseguenza alcuna.
A meno che non mi si regali almeno l'illusione che tutto questo mi farà degna di ricevere, un lontano dì, l'agognata pensione.

Ma c'è ancora un altro aspetto da considerare, un aspetto che, guardando solo nel mio libro, la fa da ciliegina sulla torta:
il mio impiego si svolge in una scuola. In una scuola a Napoli. Napoli, la città più colpita da tutto, ma, ultimamente, la città più colpita dalla nuova influenza.
Capite? Napoli/scuola/nuova influenza?
Questo trinomio ha la strada già segnata: a Napoli, a causa del picco della nuova influenza, chiuderanno le scuole -Alcune sono già state chiuse. E che sia per una sola settimana o per un mese e più non fa differenza, il mio libro (paga) non m'appaga, ma langue e chiagne.
E' psicosi. E io mi sento tanto psicotica.

venerdì 30 ottobre 2009

Uno spiccato accento pugliese


DICEVAMO DI COME, DOVE E QUANTO ME LA SIA SPASSATA A LEGGERE LE PRIME 23 PAGINE DI GOMORRA. UN PARIAMIENTO SENZA PRECEDENTI CHE ANCORA SENTO BUSSARE DI NOTTE. ANCORA PIU' SPASSOSO, SE E' POSSIBILE, E' STATO VEDERE IL FILM. NON TANTO IL FILM IN SE' QUANTO I DI LUI CONTENUTI SPECIALI, DOVE ALCUNI DEGLI 'ATTORI' VENGONO RIPRESI DURANTE I MOMENTI DI PAUSA O DURANTE DISCUSSIONI SU COME GIRARE UNA SCENA E COME SCEGLIERLA. NORMALISSIMA ROBA DA SET, INSOMMA. SAPPIATE, ALLORA, CHE IL BACKSTAGE DURA SOLO 19 MINUTI, EPPURE IN QUEI 19 MINUTI DI BACKSTAGE PUO' SCATENARTISI DENTRO UN MAREMOTO, PERCHE' IN QUEI 19 MONITI DI BACKSTAGE PUOI FINALMENTE VEDERE LE FACCE-CHE, SI', SI VEDONO ANCHE NEL FILM MA CON UN DIVERSO ARDORE. QUELLE FACCE E QUELLO CHE QUESTE FACCE DICONO NON TI ARRIVA SUBITO, MA DOPO UN ATTIMO. E DOPO UN ATTIMO SEI FREGATA, SI' FREGATA. TI HANNO FREGATO UN'ALTRA VOLTA E PURE SE PROVI, ANCORA UNA VOLTA, A GIRARTI DALL'ALTRA PARTE TI ACCORGI CHE ORMAI E’ FATTA E QUEL CHE E' UDITO, E' UDITO.

'TI FACCIO VEDERE IO COME SI UCCIDE UN CRISTIANO', 'NUJE QUANN' MANNAMMO 'A CHIAMMA' 'E PERZONE SIMM' ACCUSSI': AGGRESIVI', 'JE SO' GUAPPO FORE E DINTO 'O CINEMA' ... DIALOGHI CHE SEMBRANO CONTINUARE IL FILM, CHE LO CONTINUANO, ANZI.
D'ALTRONDE, MI CECASSERO SE PROVO A NEGARLO, GOMORRA QUESTO E':UN FILM CHE CONTINUA E CHE, A VOLTE, RARAMENTE, SPORADICAMENTE E PER VIA DEL TUTTO CASUALE, TI RISERBA ANCHE QUALCHE LIETO FINE. 3 IN TUTTO SONO I LIETO FINE CONTATI FIN’ORA: QUELLO DELLA STORIA DI MATTEO VENOSA E MARCELLO D'ANGELO, DI SALVATORE FABBRICINO E DI BERNARDINO TERRACCIANO. TUTTI E TRE ARRESTATI. E’ BENE.
NIENTE DA AGGIUNGERE NE' DA DIVIDERE (Cit.)



MA VENIAMO PER UN ATTIMO ALLA VITA DI TUTTI I GIORNI:
CERCANDO NOTIZIE SU QUESTO VENOSA MI SONO IMBATTUTA IN UN ARTICOLO, A TRATTI BUFFO, PUBBLICATO SU REPUBBLICA DEL 5.GEN.2009. TALE ARTICOLO, RIFERENDOSI A VENOSA, RECITA: "CAPOZONA DALLO SPICCATO ACCENTO PUGLIESE NELLA PELLICOLA DI GARRONE". MA, DICO, MAH!
QUI SI CONFONDE IL DIALETTO CASERTANO CON QUELLO PUGLIESE! E VI SEMBRA NORMALE? MA NON CI SI DOCUMENTA -SE ANCORA CE NE FOSSE STATO BISOGNO- PRIMA DI BUTTAR GIU' RIGHE A CASO SU UNA SIMIL TESTATA, POI? E NESSUNO CHE SI SIA PRESO LA BRIGA DI ANDARE A CORREGGERE LE BOZZETTE?
TUTTO PER QUEL "JE VE TAGLIO 'A CHEPA", ECCO "CHEPA" HA FATTO CASCARE L'ASINO CHE SI CELAVA NEL GIORNALISTA. UNA 'A' CHIUSISSIMA CHE, NE SIAMO CERTISSIMI, NELLA MENTE DELL'AUTORE HA RICHIAMATO QUELLA BEN PIU' FAMOSISSIMA "MADONNA DELL'INCORONETA".

E SI TRASSE IL DADO.

mercoledì 28 ottobre 2009

"Erano i cinesi che non muoiono mai"

STAMANE MATTINA HO INZIATO A LEGGERE GOMORRA. SOLO OGGI. PRIMA PROPRIO NON HO POTUTO IN QUANTO CONVINTA CHE IL LIBRO, A DIFFERENZA DEL FILM, MI AVREBBE SPACIATO DEFINITIVAMENTE. E COSI' E' STATO. CERTO E' CHE CI SI E' MESSO ANCHE UN CASUALE E SFORTUITO EVENTO AD ALIMENTARE I MIEI MALESSERI FINO AD IMPEDIRMI DI LEGGERE OLTRE LA PAG.23 -E SIAMO SOLO AL PRIMO CAPITOLO.
BENE, QUESTO PRIMO CAPITOLO S'INTITOLA 'PORTO' E INDOVINATE DOVE MI TROVAVO IO A LEGGERE DEL PORTO? DAVANTI AL PORTO.
CONVERRETE CHE GIA' DA BRAVA NAPOLETANA NON HO ALCUNA DIFFICOLTA' A COMPRENDERE LA PESANTEZZA DI OGNI PAROLA FERMATA NERA SU BIANCO; CHE NON DEVO FARE ALCUNO SFORZO D'IMMAGINAZIONE CHE GIA' VEDO LE CASE, I GARAGE, I VOLTI E NE SENTO LE PUZZE; CHE POSSO GUARDARE TUTTO AD OCCHI CHIUSI PERCHE' CI SONO GIA' DENTRO. MA SAPERE E COMPRENDERE SONO DUE COSE DIVERSE, ED IO STAMATTINA HO COMPRESO COSE DA ME RISAPUTE: LEGGEVO E VEDEVO LE STOFFE - LE TOCCAVO QUASI- E I GIOCATTOLI, GLI OROLOGI, LE SCARPE E PERFINO I BULLONI. TUTTO ERA A DUE PASSI DA ME E PENSAVO: SE TACESSERO PER UN ATTIMO LE MACCHINE E QUEI CORNUTI DEI MOTORINI, POTREI UDIRE ADDIRITTURA IL CHIACCHIERICCIO QUASI SUSSURRATO DI QUESTI NEGROMANTI CHE ACCOLGONO E FANNO SPARIRE "TUTTO QUELLO CHE ESISTE" PER FARLO POI RIAPPARIRE QUALCHE DI' PIU' TARDI A MODENA COME A MONACO; OGNI FURGONCINO CHE MI SI AFFIANCAVA POTEVA ESSERE UNO DI QUELLI STREGATI... CHE ADEMPIE ALLA SUA MAGIA NELLA NORMALITA' DEL TRAFFICO MATTUTINO. ED IO LI, NEL BEL MEZZO. OGGI COME IERI, COME DA QUANDO SONO NATA A DOMANI. POI HO AUSCULTATO IL SILENZIO DI QUESTO POSTO, DI "QUEST'APPENDICE INFETTA" CHE MI TENEVA MENTE COSI' DA VICINO E MI SONO VOLTATA DALL'ALTRA PARTE, VERSO IL FRASTUONO, IL CHIASSO, IL TRAFFICO DELLE PAROLE URLATE, LO SCHIAMAZZO DEI PASSI VELOCI, SEMPRE VELOCI. QUESTO CHIASSO COPRE IL SILENZIO DEL PORTO BAUSAN. LA FRETTA NE COPRE I RUMORI, LI ANNEGA E LI NEGA; LE URLA MINACCIANO LE PAROLE.
TUTTO ACCADE SENZA ACCADERE, TUTTO "PRIMA CHE IL TEMPO INIZI".


martedì 14 luglio 2009

Gioacchino, il guardiano della tenuta Marvizzo



<< << Io sono umile di origine, facevo il capraio… portavo le capre a pascolare. Per tutti quanti andava bene e per me no. Impuntatura, ch’ v’aggia dicere, antipatia, come potete capire ‘a capa di un uomo come funziona...
“ Giacchì ” facev’ ie “ ma pe’ qua’ ragione, ma come gli altri caprai sì (possono pascolare nella tenuta ndr.), e ie no ? ”
“ E tu no perché il guardiano della tenuta Marvizzo sono io. Gli altri caprai sì e tu no, e vattenne si no te sparo ”.
E ch’ heva fa, ero guaglione, dicevo ‘e mò ch’ faccio m’aggio cumprumettere? Nun da’ aurienzio…’.e mò ch’ faccio m’aggio cumprumettere? Nun da’ aurienzio…

‘Na matina m’ero mangiato tanto ‘e pane e ‘nu piezzo di formaggio, le capre pascolavano, ie arravugliaie ‘a giacchetta e mi misi a durmire … mi svegliavo di notte per portare le capre al pascolo. Don Artù, io mi svegliai sotto un terramoto di cazzotti, cauci, mazzate:
“ Maronna ” facev’ie...‘a polvere, io non vedevo niente, sentivo solo ‘a voce di questa carogna:
“ Accussì nun t’ ‘o scuorde cchiù ‘o nemme ‘e Gecchino, ‘o guardiano d’ ‘a tenuta Marvizzo ”.
Don Artù, ‘a vedite ‘sta faccia: una maschera di polvere e sangue. Al pronto soccorso ie nun parlai, dice: “ che è stat’? ”-“Niente sono caduto, sono caduto in un burrone”.
Nun mangiavo cchiù, nun mangiavo cchiù, ‘a notte nun durmevo, nun durmevo nun mangiavo, ero ridotto, vi dico, ossa e pelle…ero ridotto niente!
Mia madre, povera femmena: “ Totò bell’ ‘e mamma, mangiat’ ‘o ppane, mangiat’ ‘a carne… mammà te fa ‘e purpette ”- “ Nun voglio niente, jatevenne! Nun voglio mangià! ”
Mio padre, m’arricordo: “ Totò ma se tu vuoi fare un viaggio, ti fai ‘na distrazione… ccà ce vennimmo pure ‘e matarazz’, ‘e matarazz’, ‘e liette, abbasta ca’ stai bbuon! ”-“Nun voglio niente, lassateme sta quieto! ” Sbattevo ‘a porta e me ne jevo!
‘A frev’, ‘a febbre, 37-38-39-37-38…. ‘e mierici non potevano stabilire la natura di questa malatìa… se chiammaieno ‘a famiglia: “ chist’ ‘o guaglione se ne va ”.
Ie ‘e vvedevo, ‘e ccapevo, dicevo “… e ie moro, e ie moro, e ie moro ”.
P’ ‘a strada parlavo ie sulo … ’na perzona me salutava? Maronna! Ie vedevo ‘a Giacchino. Ero rimasto impressionato, ‘e capito? Ie stesso cammenavo, me guardavo dint’ ‘a ‘na vetrina:
“ Maronna! Giacchino, oilloc, Giacchino! ”
‘A notte! ‘A notte, ‘on Artù, m’ ‘o vedevo vicin’ ‘o lietto: “ Oilloc Giacchino! Oilloc Giacchino! Giacchino! …E ie moro-dicevo- ie moro, e ie nun pozz’ murì, ie so’ ggiovane… Se campa Giacchino, non pozzo campare io, e allora è meglio ca more Giacchino, pecchè debbo morire io ca so ggiovane, eh! ” Mi facevo il ragionamento e dicevo: “ O isso o ie ” ecco la fissazione che m’era venuta “o isso o ie, o isso o ie, o isso o ie ”.

Don Artù, mi cumprai un coltello a serramanico, ‘o piegai, m’ ‘o mettette dint’ ‘a giacchetta e passo passo, freddamente, m’allungai fino alla tenuta Marvizzo. Ie sapevo ll’orario, m’ appustaie e quann fuie ‘o mumento, ascett’ ‘a ret’ ‘a ‘n’albero:
“ Vien accà e famm’ sentere, si stat’ tu? ” – Tremmava, ‘a faccia bianca comme la carta-
“ No, ie nun so’ stat’ie ” - “ Comm’ nun si stato tu? Si stato tu! ” - “ No, nun m’accidere” –
“ E pecchè? E te miette paura? ”, dicevo ie, “ e si te miette paura allora si stato tu? ” –
“ Jenno! ” .
“ E giura! ”. “ T’ ‘o giuro! ”
“ ‘Nnanzo a Ddio? ”. “ ‘Nnanzo a Ddio! ”
“ Ncopp’ ‘e figlie? ”. “ Ncopp’ ‘e figlie! ”
Ncopp’ ‘e figlie? ‘On Artù quello avett’ ‘a disgrazia pecchè se quello m’ diceva ‘a verità, in quel momento Antonio Barracano..lo purdunavo…dicev: “ Ha tenut’ curaggio… nu fa niente…è ‘na carogna…! ” Ma comme tu giuri ‘nnanz a Ddio? Tu giure ‘ncopp ‘e figlie?
“ Tu si ‘na carogna! Tu non tieni il diritto di campare! Nun tien’ ‘o diritto! ”
Eh ‘On Arturo mio chell’ po’ basta ‘na curtellata poi il braccio diventa indipendente …’o lassaie llà ‘nter… pareva ‘nu piecuro ‘e pasca, scannato…si ‘o vedivano llà ‘nterra…!

Mo so’ passate cinquantasett’anne, vedete sono cinquantasett’anne e mi dovete credere io ci penso sempre: l’urdema curtellata a Giacchino non ce l’ho data ancora. >>

mercoledì 17 giugno 2009

Chi parte sa da che cosa fugge ma non sa che cosa cerca - figuriamoci se sa che cosa trova

Brividi di odio e sgomento. Ghiaccio nello stomaco nel vedere un uomo che muore tra una folla di gente che pian piano s'allontana e se ne va. Il musicante muore e la moglie fa ritorno alla 'sua Napoli'. Quella dalla quale era partita, fuggita, in cerca di non si sa bene cosa -dal momento che l'era venuta a cercare proprio qui, nella 'mia Napoli'. Quella che se le parli non ti risponde, non dolcemente. Quella che dorme e si trastulla sul dolore di quanti la chiamano e l'attendono.
E anche in questo caso la risposta della 'mia Napoli' ai sogni della giovane non è stata dolce:
qua non c'è più mare che tenga,
nè sole che splenda,
nè mandolino che accenda,
in un cuore qualunque,
il sibillìo di una musica antica ...
quella che in certi dì ti prendeva,
t' sturdeva
e ti faceva innamorare di Lei.
Solo fumo e polvere.
E schioppetate.
E una fisarmonica bucata, acqua passata.

Bbonasera, favurit e bbon'appetito!

sabato 10 gennaio 2009

Grazie Iervo!

"Avrei potuto ascoltare le tante sirene che 'consigliavano' di lasciare, oppure al contrario di 'farmi guidare' nelle mie scelte. Ho ascoltato tutti e alla fine, rispettando il mandato ricevuto due anni e mezzo fa dal 57% dei napoletani, ho deciso di continuare a lavorare per la mia città. [...] L'ho deciso poiché ho ritenuto in coscienza di dare in questo momento di grande incertezza e sofferenza per questioni rilevanti di etica pubblica (a prescindere dalla fondatezza, o meno, di accuse di natura penale), che hanno lambito la nostra amministrazione, una risposta forte e responsabile. Mi guidano onestà e coscienza nonché i valori della Costituzione della Repubblica italiana e la profonda convinzione che è più facile abbandonare la nave nei momenti difficili che trovare il coraggio e la forza per uscire da queste difficoltà e navigare verso rotte più sicure".
'Lettera aperta alla città'
R.R.Iervolino

venerdì 9 gennaio 2009

Ti piace guadagnare facile? Deruba anche tu un disabile!


Campania, 50enne disabile picchiata e derubata muore d’infarto poco dopo la rapina. E' avvenuto a Casandrino, nel napoletano. La donna era in sedia a rotelle.


TimSpotByAnsa
16:01:11

giovedì 8 gennaio 2009

Napoli, la genesi

Dai tempi di Ferdinando I Re di Napoli, saranno passati, a occhio e croce, svariati anni, eppure quello che Eduardo dice di Napoli e del suo Re lo si potrebbe riproporre adesso cambiano solo nomi e titoli.

lunedì 27 ottobre 2008

LM


Di C. MONACELLA E M. CANGIANO Venerdì 24 ottobre al Palazzo delle arti di Napoli (Pan)si è tenuta la lettura collettiva di Gomorra. L’iniziativa, ideata da Claudio Velardi, assessore regionale al turismo, e organizzata e da ‘Napoli punto e a capo’ e ‘Decidiamo insieme’, ha registrato una notevole partecipazione: attori, giornalisti, docenti universitari, religiosi e gente comune. Libmagazine ha incontrato Claudio Velardi.


mercoledì 22 ottobre 2008

Una serpe in seno, un'altra

Copio-incollo un commento apparso su leggosaviano.it in risposta al post che pubblicizza la lettura collettiva del libro Gomorra (di cui a lato).

Ve lo propongo giusto per farci un'idea di quanto ogni tentativo di 'protesta' risulti effettivamente vano se chi -più di altri- avrebbe il dovere di appoggiare ogni iniziativa che vada in questo senso, la boicotta, invece, con argomentazioni trite e ritrite degne del più chic dei bar dello sport:

Gli unici ed autentici modi per battere la camorra e sradicarla sono: dimenticare di essere napoletani, smetterla di fare riferimento a Napoli sempre e comunque, uscire dal ghetto di una cultura che parla sempre e comunque solo napoletano. L’operazione che si sta per inaugurare a me sembre l’ennesimo luogo comune sulla camorra, come le marce e le fiaccolate. Un luogo comune che farà centuplicare ancora di più le vendite di un brutto libro della Mondadori e di un brutto film. Perchè Napoli= Gomorra.= Sciatteria=Bruttezza e non è mai cambiato nulla dai tempi di Sthendal, Goethe, Benjamin, Adorno, Kereny, anzi è peggiorato tutto e ci si continua a crogiolare nella napoletanità. All’estero il film e il libro ci fanno stravincere perchè siamo diventati come i pellerossa: a tutti fa piacere guardarci ed osservarci, ma come fatto letterario, perchè per tutto il resto ci considerano barbari ed hanno ragione. Quello che occorre è una rivoluzione culturale dei modi e dell’estetica:bisognerebbe svegliarsi una mattina e parlare tutti inglese, che significherebbe anche comportarsi come loro o francese o tedesco. Sono molto critico verso questa operazione, che per altro, poteva solo essere pensata da quello spocchioso di Claudio Velardi.
Franco Cuomo

Più che spinto dall'irrefrenabile esigenza di far sentire la propria voce, il commento del prof. Cuomo sembra essere mosso da un'antipatia sua personale verso il Velardi. Ed è cosa questa che a noi poco interessa.
Quello che ha catturato la nostra attenzione sono state le forme alternative di protesta che il prof ci ha proposto:

1. dimenticare di essere napoletani

2. smettere di parlare di Napoli e , possibilmente, anche il napoletano

3. iniziare a parlare inglese o francese o tedesco -italiano no?- e comportarsi di conseguenza, per inaugurare una rivoluzione culturale dei modi e dell'estetica

Insomma: piantarla con napoletanità -e con l'italianità- metterlo in barba al patriottismo diventando emuli di altre nazioni.
Hai capito che idee glie sò venute ar professorone!?

Tacendo considerazioni squisitamente personali su quanto scritto dal prof, ci sfugge comunque il senso, l'utilità, di cotanta rivoluzione: non ci spieghiamo in che modo, rinnegandoci fino all'osso, andremmo ad agire sul problemuccio che libri, film, fiaccolate, letture e cose così cercano di denunciare.

domenica 29 giugno 2008

Pino Daniele: a domanda risponde

"..lo ripeto, non sarei esistito come artista se non fossi nato a Napoli, durante i miei concerti si crea un rapporto davvero eccezionale con il pubblico di Napoli, soprattutto con i giovani. Solo i napoletani riusciranno a salvare Napoli."
dal libro 'Pino Daniele un uomo in blues'


Pino Daniele bidona miseramente i suoi fans napoletani: il concerto dell' 8 Luglio, che doveva tenersi allo stadio San Paolo prima e all' Ippodromo di Agnano poi, si terrà invece a Piazza del Plebiscito con tanto di telecamere per la diretta TV. Ma Pino non si scusa per il contrattempo, anzi, alza la posta per farci tenere la posta: «La tv mostrerà la faccia pulita di Napoli, noi canteremo insieme, napoletani e non, la nostra voglia di riscatto»; canta che ti passa, avrebbe potuto aggiungere, ma si è taciuto. Meglio così. Fatto sta che sono circa 3.000 sinora i biglietti rimborsati sugli oltre ventimila già venduti dopo l’annuncio del posto unico (20 euro) di fronte ai tre ordini di posti previsti originariamente allo stadio, e non poteva essere altrimenti, datosi che l' Artista è da tempo immemorabile che ha smesso di cantare Napoli e questo non dev'essere sfuggito quasi a nessuno. Ma c'è un fatto, a mio parere, molto più grave del banalissimo 'lontano dagli occhi lontano dal cuore': Pinuzzo Napoli non ha smesso solo di cantarla, no no, l'ha dimenticata, ci ha messo una pietra sopra e su questa pietra ci ha fondato una lapide.

Copioincollo un pezzo di un'intervista rilasciata da Pinuzzo per Panorama:
Lei ha detto più volte di essere cresciuto in mezzo alla camorra.
So benissimo di cosa sto parlando, io da ragazzo ne ho viste di tutti i colori. La camorra nella mia infanzia era ovunque, ma era anche molto diversa da quella di oggi. La manovalanza della criminalità organizzata viene reclutata tra gli extracomunitari, cinesi, albanesi, romeni, africani… Spesso si tratta di gente disperata, disposta a uccidere per una manciata di euro. Io però non sono un politico, cerco solo di mandare messaggi positivi attraverso la musica. E aver rimesso insieme la mia band storica con James Senese, Toni Esposito e Tullio De Piscopo mi sembra una bella occasione per far rivivere delle emozioni che vengono da lontano. Mi auguro che il nostro concerto dell’8 luglio con decine di migliaia di persone serva a far accendere i riflettori sulla Napoli sana e creativa. Che esiste, ma è coperta da una montagna di spazzatura. E poi speriamo in San Silvio (ride, ndr) che ha voluto prendersi a cuore la sorte della città.
Perché a un certo punto della sua vita ha abbandonato Napoli per trasferirsi a Roma?
Me ne sono andato per riuscire a lavorare, per avere degli spazi compatibili con la musica: dai luoghi per i concerti ai teatri, alle sale di registrazione. Roma è sempre stata un punto di approdo per noi del Sud che volevamo intraprendere una carriera artistica. Negli anni Cinquanta anche Totò ha vissuto nella capitale. A Napoli riuscivi a fare qualcosa solo se ti muovevi nel sottobosco, se andavi a cantare ai matrimoni. E poi non volevo che i miei figli (ne ha tre di 3, 6 e 12 anni, ndr) crescessero in un clima di terrore o con la mentalità che per vivere protetti bisogna entrare in contatto con certa gente.

Pino vuole salvare Napoli con la sua musica, con il ricordo dei bei tempi andati per dimostrare che Napoli non è solo 'na carta sporca, ma anche musica, canzoni e mandolino e lo fa alimentando un vociare (mi riferisco al clima di terrore nel quale avrebbero vissuto i suoi figli) che non riguarda Napoli tutta nè i napoletani tutti. I miei capelli ne hanno fin sotto le doppie punte di queste litanìe! Litanìe strazianti che lo stesso Pino aveva criticato dicendosi preoccupato per l'immagine che certi film (il Divo e Gomorra) avrebbero dato del nostro paese all'estero; ma, fatto ancor più grave, se è possibile, è che in questo caso, queste litanìe mi fanno provare un misto di pena e tenerezza per tutta quella certa gente che ha protetto il Nostro fino all'emigrazione.

martedì 12 febbraio 2008

Napoli vista dal Vascio


Quando ero poco più che una ragazzina brufolosa e occhialuta si faceva strada il neomelodico più famoso del mondo, che sempre neomelodico resta, Gigi D’Alessio. Insieme a lui, altri giovani “talenti” affollavano reti e radio private in cerca di fortuna. Ricordiamo: Ciro Ricci (alias Ciro Riggione), Luciano Caldore, Antonio Ottaiano, Tommy Riccio ecc..ecc..ecc.. Espressione di una Napoli vista dal Vascio, questo tipo di produzione non ha superato mai i confini della Campania, eccezion fatta per chi ha intuito che per “sfondare” bisognava liberarsi del Vascio e di quello strascicamento squisitamente neomelodico, ricordiamo: il già ricordato Giggi, Gianni Fiorellino, Gigi Finizio, Nino D’Angelo. Quest’ultimo, però, faccia da scugnizziello brutto che non è altro, si è liberato del Vascio fuggendo a Roma, ma si è portato dietro lo strascicamento e una certa difficoltà nell’esporre concetti in lingua italiana. Ora, pur restando circoscritti nei confini campani, questi artisti hanno goduto di un discreto successo soprattutto tra le persone che più si rispecchiavano nei testi delle loro canzoni (qualche latitante ad esempio). Ma un artista non può dirsi di successo se non diventa oggetto di discutibili parodie… e quindi:



P.S: il fenomeno neomelodico continua tutt’oggi, pur senza di me.