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A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO
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venerdì 15 gennaio 2010

SE LA GIORNATA E' VENTOSA ANCHE IL CANE E' NERVOSO

Il cucuzzolo del vesuvio è ancora innevato. Sul cucuzzolo nevica mentre ai piedi del monte la pioggia, clemente, ha ceduto il passo al vento. Il vento è un agente scomodo, soffia e fa rumore, sposta l'aria e l'aria ti spettina i capelli e i capelli si aggrappano ai pensieri confondendo-li/teli.

I vecchi soffrono il vento in modo particolare. Evidentemente risentono del fatto che tutto intorno a loro si muove e non sta fermo; del rumore anche, forse. Non saprei, so solo che quando c'era vento mia nonna era nervosa, tanto che fino a poco tempo fa ero convinta che fossero i nervi tesi di mia nonna a provocare il vento e non il contrario. Poi nonna ha smesso di innervosirsi, così, semplicemente, naturalmente, e allora, vedendo che il vento continuava a verificarsi anche senza i suoi nervi, ho dovuto arrendermi all'idea che era proprio quel soffiare continuo ad innervosirla.

Però, da quando mia nonna ha smesso di agitare al vento il suo nervoso, ha iniziato il cane. Il mio cucciolo, -cucciolo solo di taglia, dal momento che tra qualche giorno leccherà la sua nona candelina (in foto, mentre si atteggia a cane-bastardo)- questo mio cucciolo, dicevo, già da qualche settimana dava segni di squilibrio: sempre agitato, nervoso e tendente all' isolamento. Tali (in)sofferenze sono sfociate dopo poco tempo in pratiche di autolesionismo, indirizzate unicamente alla zampa posteriore sx.
Poi è arrivato il vento.
Il vento l'ha sospinto nuovamente tra noi, è tornato a scodinzolare di quando in quando e ha abbandonato certi intenti psicotici che potevano renderlo monco. Così tutti noi di famiglia siamo tornati a goderne, fino alla trista scoperta: i tormenti contaminano e consumano un corpo animale proprio come fanno con uno umano. Si nascondono alla luce salvo poi tornare agguerriti e spietati col buio. Questo è quanto sta accadendo nella vita emotiva del mio cucciolo: quando il bagliore del cielo si affievolisce e tutto intorno tace e il rumore del vento si ode chiaro, preso dalla rabbia di non poter sognare o dall'amrezza di non riuscirvi più, si arrende alle sole emozioni che può, quelle che di notte aspettano all'uscio del sonno.

Il mio cucciolo però non sa parlare (gliel'ho sempre detto io: 'uagliò, a te ti manca solo la parola!) e quando è preso da questi sconforti mi si avvicina e mi guarda, ma se provo a ricambiare lo sguardo lui si scatena di rabbia. I suoi tormenti non li conosco, non li posso neanche immaginare -mi ha detto il medico-, i suoi tormenti sono fuori dalla nostra portata, non contengono eventi, neanche ricordi, non vanno per immagini nè per suoni. E allora cosa resta?
'Nu sciummo addò è difficile 'a c'arrivà.

martedì 9 dicembre 2008

Cani peccatori

Una ricerca condotta da Frederike Range- ricercatrice del dipartimento di neurobiologia e scienze cognitive dell'università di Vienna - ha dimostrato che anche i cani possono provare invidia. A provare l'esistenza di tale sentimento, che si credeva prerogativa unicamente degli umani e dei primati, sarebbe servito un esperimento condotto su diverse coppie di cani alle quali veniva chiesto di dare la zampa.
Inizialmente entrambi i cani venivano premiati con un pezzo di cibo, poi ne veniva premiato solo uno. A questo punto il cane de-premiato, non alzava più la zampa e si mostrava infastidito dalla presenza dell'amico. Reazione più che umana, direte voi. Ed è proprio questo il punto!
Come ci spiega la ricercatrice, infatti, l'atteggiamento assunto dall'animale privato del premio non è causato dalla frustrazione per la privazione di cibo quanto dalla presa di coscienza di essere trattato in maniera disuguale rispetto all'altro. Ne è dimostrazione il fatto che allontanato l'animale più 'fortunato', quello invidioso continuava a dare la zampa con o senza ricevere un premio in cambio. Ma quel che è peggio, e qui s'assoda il punto, è che tale comportamento non sarebbe dovuto ad una normale evoluzione dei cani, quanto alla loro vicinanza con l'uomo. Ecco qua! Avremmo potuto insegnar loro a ridere o a fare pipì nel vasino, invece li abbiamo contagiati con un sentimento che più bieco non si può e che, a voler esser pulciosi, ti fa rischiare l'Inferno con tutti gli annessi e connessi del caso.
Tutto ciò mi induce a pensare che il nostro peggio sia sì potente da riuscire a passare di specie in specie senza fare rumore!
L'esperimento comunque sarà ripetuto su una cucciolata di lupi, sperando che essi d'alto del loro stato brado risultino puri ed incontaminati.
Amen