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A CUOPPO CUPO POCO PEPE CAPE ...e... POCO PEPE CAPE A CUOPPO CUPO
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mercoledì 21 ottobre 2009

Invece ero un calesse: file not found /3


Così ristando mi accorsi di non esser sola. Quante anime sazie che dai rettilinei s’erano allontanate fino a me. "Ognuna di queste si cela dietro un dito" -mi dicevo- "nasconde il volto a testa china e non riposa mai. Non c’è sollievo in questo cammino". Solo osservando il prossimo mio così da vicino mi vidi vagabonda e dolente fingere di non patire alcuno. Fuggendo la retta via avevo fuggito mani e pedate, occhi e sguardi e non avevo più nulla con me, solo ciò che fuggir non si può: me. Mi ero rispinta in fondo, di mia sponte, in preda a tutte le facoltà di intendere e di volere. E adesso non volevo più e non intendevo e ogni mia facoltà non mi sorrideva più. Bisognava andare via e bisognava anche avvertire il resto del purgatorio.
Ma così non feci, convinta che anche loro, guardandomi, avrebbero compreso e deciso.
'Sì cogitando salutai, mi girai e me ne andai, monca di bussola.

venerdì 9 ottobre 2009

Tal mi fece la bestia senza pace: file not found /2


Ah occhi miei, occhi di mare
come riuscite a farmi tanto male?


Non mi spiegavo eppure sapevo che era giusto. Occhio non vede, cuore non duole, ma occhio sì. Non bastava più la terra, quel sordo calpestio mi annientava i bulbi e allora, forza e coraggio, drizzai la testa. Non vidi nulla, non c’era niente intorno a me: solo il cielo stellato sopra di me e più di qualche legge del dolore dentro di me. Ero finita veramente in un brutto impiccio. Pensai allora di fare delle stelle il mio bastone, ma queste si nascondevano tra rami e foglie al primo soffio di vento e amen. Affidarmi alle leggi del dolore poi, esse mi avrebbero rispinto là dove 'l sol tace come da sempre era stato. E allora amen.

‘Sì cogitando mi sedetti, e lì ristetti.