In data odierna è stata inviata al Presidente Napolitano e ai presidenti di Camera e Senato la lettera sottostante unitamente al comunicato che alleghiamo.
UDI - Unione Donne in Italia - Sede nazionale
Al Presidente della Repubblica Italiana
On. Sen. Giorgio Napolitano
Al Presidente della Camera
On. Gianfranco Fini
Al Presidente del Senato
Sen. Renato Schifani
UDI - Unione Donne in Italia - Sede nazionale
Al Presidente della Repubblica Italiana
On. Sen. Giorgio Napolitano
Al Presidente della Camera
On. Gianfranco Fini
Al Presidente del Senato
Sen. Renato Schifani
01/07/09
Oggetto: comunicato Unione Donne in Italia
Oggetto: comunicato Unione Donne in Italia
Illustrissimi Presidenti,trasmettiamo alle S. V. l’allegato comunicato della nostra associazione, perché da questo vogliate prendere atto della nostra istanza rivolta alla politica Italiana di mettere fine alla presunta legittimità dell’uso di un lessico in sé lesivo dei nostri e dei diritti di tutte cittadine in Italia.La nostra richiesta di pubbliche risoluzioni in merito ha particolare rilevanza di fronte all’immutato perdurare delle modalità e dei crimini violenti rivolti dagli uomini alle donne in questo Paese, Paese nel quale siamo parte paridignitaria con l’altro genere, quello maschile.Non va più argomentato che atteggiamenti assunti e parole pronunciate da posizioni di potere hanno forte impatto mediatico sui cittadini, costituendo una forma di giustificazione preventiva per atti irrispettosi e lesivi verso le donne.Le cittadine stabilitesi nel resto dell’Europa ci danno continua comunicazione del disagio tardivo per non aver avvertito in Patria il clima di minorità e discredito al quale moltissime donne sono costrette ad adattarsi, se non abituarsi. Incolpevolmente, a causa della presunta normalità di tale intollerabile clima.
A Voi, massime cariche dello Stato, attribuiamo la responsabilità di indurre e richiamare alla correttezza dovuta a noi come a tutti i cittadini.
Stefania Cantatore (Coordinamento Nazionale UDI)A Voi, massime cariche dello Stato, attribuiamo la responsabilità di indurre e richiamare alla correttezza dovuta a noi come a tutti i cittadini.
UDI - Unione Donne in Italia,
Sede nazionale Archivio centrale
via dell’Arco di Parma 15,
00186 Roma tel 06 6865884
udinazionale@gmail.com www.udinazionale.org
Sede nazionale Archivio centrale
via dell’Arco di Parma 15,
00186 Roma tel 06 6865884
udinazionale@gmail.com www.udinazionale.org
Comunicato Napoli 27 luglio 2009
Qualcuno non sta facendo il suo dovere
Qualcuno non sta facendo il suo dovere
Il fatto che la politica abbia il pressoché totale controllo dell’informazione genera sicuramente ingiustizia, in particolare nei confronti delle donne, che inoltre sono tenute prepotentemente fuori dai luoghi dove si decide. Ingiustizia il cui superamento è una precisa responsabilità pubblica verso le donne.
È di questa responsabilità che la politica non si fa e non vuole farsi carico.
Per molti motivi, tra i quali uno indigna di più ed è quello che è al contempo il fine di questa mancata responsabilizzazione: continuare ad arrogarsi la libertà di descrivere nel modo peggiore le donne, senza possibilità di appelli, perché proprio alle donne è tolta la parola.
Noi crediamo che qualcuno, che ha il potere di farlo, non stia facendo il necessario per rimediare alla lesione dei diritti delle cittadine.
C’è un linguaggio infamante che viene usato nella lotta politica tra uomini ed è rivolto prevalentemente ai comportamenti femminili . Si descrivono gli uomini per come “usano le donne”. Prestigio e infamie sono misurati sulla possibilità di sciupare e ricattare le donne.
Sappiamo che è sempre la stessa storia, ma dal momento che abbiamo deciso di restituire la naturale dimensione politica al contrasto delle violenze sessuate, sappiamo che dobbiamo richiamare alla pubblica responsabilità le conseguenze della “sincera” esposizione dei vizi esaltati come prestigio virile.
Mentre si distoglie la pubblica attenzione dalla realtà, le donne uccise, per mano di uomini e perché donne, continuano ad incasellarsi in statistiche sempre uguali, benché frutto di sottovalutazioni.
Mentre si marginalizzando le violenze domestiche, si presentano come “affari privati” le relazioni violente con donne e lo sfruttamento attraverso il falso ideologico costituito dalle migliaia di promesse per poche decine di posti “assegnabili” con denaro pubblico o sottratto a lavoratrici in perenne rischio di disoccupazione.
La rivendicazione continua della privacy dell’agire personale è solo maschile. Le donne non hanno privato, perché ancora le leggi e gli usi decidono cosa una donna debba fare della propria vita, a partire dalla Costituzione, che assegna per gerarchia precisa “il lavoro di cura” alle donne.
Lo scambio di favori tra uomini che usano come merce le donne, non è nuovo in nessun paese, e non è nuovo nel nostro. E non nuovo tra i politici!
Consapevoli di tutto questo,da tempo, noi abbiamo posto di fronte alla politica il diritto nostro e di tutte a rimanere vive, a non essere violentate e vilipese, a salvaguardare i nostri figli dalle molestie, a farci restituire la nostra autorevolezza sul governo delle cose: è per questo che il linguaggio del potere è divenuto più apertamente violento e perfido verso tutte le donne.
Noi crediamo che qualcuno non stia facendo il suo dovere per liberarci dall’incitamento pubblico allo sfruttamento sessuale e alla violenza.
Stefania Cantatore(Coordinamento Nazionale)
4 commenti:
c.v.d.
ancora una violenza a Roma...
letto!
certo è che io di sera la macchina nel garage non la vado a posare più...
Doveroso. un abbraccio.
anche a te gians :*
Posta un commento