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venerdì 24 ottobre 2008

Non la morte


Francia, Novembre 2000.
La corte di Cassazione, rovesciando due giudizi in appello, riconosce a Nicolas Perruche, nato con svariati handicap -sia fisici che mentali- a causa di gravissime lesioni genetiche, il diritto di denunciare il medico che non aveva diagnosticato la rosolia alla madre durante la gravidanza, impedendole di fatto di abortire. Ciò che Nicolas invocava era il suo diritto a non nascere. Solo il non esistendo si sarebbe salvato dallo strazio di una vita ‘non degna di essere vissuta’. Non la morte, dunque.


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7 commenti:

Anonimo ha detto...

"Vita non degna di essere vissuta" è precisamente l'espressione usata dal nazismo per indicare gli handicappati destinati al gas.

Anonimo ha detto...

lo so e nel caso di nicolas l'espressione è azzeccata in quanto è stato lui il primo a definire così la sua vita

Anonimo ha detto...

Veramente un ragazzo sordomuto, quasi cieco e ritardato mentale ha PERSONALMENTE detto questo? Veramente ha PERSONALMENTE formulato questi concetti? Veramente ha PERSONALMENTE fatto causa alle persone che lo hanno fatto nascere? Veramente ha PERSONALMENTE preso tutte le iniziative che qualcuno sta cercando di darci a bere che avrebbe preso?

Anonimo ha detto...

barbara ho studiato questo caso in un esame di filosofia morale dove non si faceva nessun cenno al ritardo mentale, dunque non so quali siano realmente le condizioni mentali di nicolas.
ma se anche non sia stato lui personalmente a decidere credo che chiunque abbia deciso al suo posto non l'abbia certo fatto per disprezzo verso di lui

Anonimo ha detto...

C'è scritto anche nel tuo post, oltre che ovunque altro si parli di lui, dei suoi gravi handicap mentali. E chiunque abbia fatto questo, chiunque gli abbia attribuito parole e frasi e azioni e iniziative che lui non può avere detto e fatto, ha oscenamente strumentalizzato UN ESSERE UMANO per luridi fini personali. In altre parole, c'è una troia di madre che ancora non è riuscita dopo vent'anni a digerire l'idea di avere messo al mondo un figlio non esattamente perfetto e vuole essere risarcita per questa immensa disgrazia, e per meglio riuscirci mette in bocca al figlio la quintessenza dell'ideologia nazista. Davvero difficile immaginare qualcosa di più mostruoso, lasciamelo dire.

Anonimo ha detto...

Di' pure barbara, ma la frase viene da roberto esposito, autore del libro. Il tuo ragionamento non fa una grinza è probabile che le cose siano andate come dici tu, eppure io ho 'lavorato' con ragazzi disabili, con ritardi mentali di vario tipo. Uno di questi con un RM moderato una volta durante una riunione disse, più o meno: posso stare solo con mamma e pappà, gli altri mi guardano strano.

Nonostante il ritardo il ragazzo era perfettamente consapevole della sua diversità e del fatto che solo i genitori non lo guardavo in modo strano.

Inoltre non sempre le madri soffrono perchè non digeriscono l'imperfezione del figlio, ma perchè sanno che nessuno potrà difenderli da certi sguardi (soprattutto quando sono bambini) e che sono condannati, spessissimo, alla solitudine. le mamme insieme ai figli.

Anonimo ha detto...

Esatto: il "tuo" ragazzo ha detto che la gente lo guarda strano, che con gli altri non si trova bene, NON che la sua è una vita non degna di essere vissuta, non che sarebbe stato meglio non nascere, non che aveva intenzione di fare causa a chicchessia.
Non sapevo che qualcuno avesse avuto l'oscena idea di fare un libro su questa storia mettendo in bocca a quel povero ragazzo delle teorie naziste. Evidentemente il cinismo a questo mondo è davvero senza limiti.