Mi interrogo spesso sulla preghiera e su quanto questa, col suo formulario antico e preciso, possa dirci sugli esseri a cui la rivolgiamo, se, lontani da ogni turbamento emotivo e nel pieno delle nostre facoltà razionali, ascoltiamo parola per parola quello che ci fu detto di dire.
Il bambino che si prepara a frequentare il primo anno della scuola elementare, inizia a fare i conti con le prime forme di apprendimento: lettura di un testo, memorizzazione, elaborazione delle nozioni apprese, ricostruzione delle stesse. In questo processo il bambino inizierà a sperimentare le proprie capacità cognitive e metacognitive fino ad arrivare, in età più adulta, a rielaborare le nozione apprese, a decontestualizzarle, applicandole ad ambiti diversi da quelli scolastici. Nel caso della preghiera, invece, tutto ciò non sussiste. Questa ti viene presentata come un ipse dixit (ma ipse chi?) che prescinde dal ragionamento e da interpretazioni personali. Nient’altro è che una sequenza di formule da memorizzare, una sequenza vuota se alla cantilena non accompagni una certa passionalità emotiva che ti porta a credere o a sperare che la sola recitazione possa quantomeno renderti meritevole di ciò di cui hai bisogno. E così ti ritrovi, adulto, a riuscire a recitare a memoria un intero rosario pensando ad altro senza sbagliare neanche una parola. E qui casca l’asino. Questa recitazione passiva, frutto di un apprendimento altrettanto passivo, ci spinge a dire qualunque cosa si crede dovremmo dire per essere degni abitanti di queste terre. riverenza
Sorvoliamo su Ave Maria e Padre Nostro, omaggi reverendissimi a Maria e al nostro Padre e soffermiamoci sull’ Atto di Dolore e l’Atto di Fede.
L’ Atto di Dolore, espressione di pentimento ed ammissione dei propri peccati recita così: “Atto di dolore, mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi. ”. Castighi è la parola chiave. Questa sola parola porta con se due grandi verità che noi, a nostra insaputa, confermiamo ogni qual volta ci doliamo dei nostri peccati.
A) Dio è vendicativo. Il chè mi va a cozzare con l’idea del Dio misericordioso. Non c’è perdono per te, peccatore. Eppure sul finale della preghiera si accenna proprio alla divin misericordia “Signore, Misericordia, perdonami”. Mhm.
B) Se si è detta una bugia, se si è nominato il nome di Dio invano, se ci si è dimenticati di santificare le feste, ammettiamo di essere meritevoli del castigo al pari di chi ha rubato, ucciso, o peggio ancora, fornicato!
L’Atto di Fede, dichiarazione di fede e d’amore, recita così: “Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere”.
Tentativo un po’ goffo da parte dell’umana Chiesa di assicurarsi una fedeltà cieca e sorda, ottusa, acritica, che noi, nel dichiararci fedeli a Dio, le assicuriamo ..con tutte le amare conseguenze che una tal total fedeltà comporta.
Il bambino che si prepara a frequentare il primo anno della scuola elementare, inizia a fare i conti con le prime forme di apprendimento: lettura di un testo, memorizzazione, elaborazione delle nozioni apprese, ricostruzione delle stesse. In questo processo il bambino inizierà a sperimentare le proprie capacità cognitive e metacognitive fino ad arrivare, in età più adulta, a rielaborare le nozione apprese, a decontestualizzarle, applicandole ad ambiti diversi da quelli scolastici. Nel caso della preghiera, invece, tutto ciò non sussiste. Questa ti viene presentata come un ipse dixit (ma ipse chi?) che prescinde dal ragionamento e da interpretazioni personali. Nient’altro è che una sequenza di formule da memorizzare, una sequenza vuota se alla cantilena non accompagni una certa passionalità emotiva che ti porta a credere o a sperare che la sola recitazione possa quantomeno renderti meritevole di ciò di cui hai bisogno. E così ti ritrovi, adulto, a riuscire a recitare a memoria un intero rosario pensando ad altro senza sbagliare neanche una parola. E qui casca l’asino. Questa recitazione passiva, frutto di un apprendimento altrettanto passivo, ci spinge a dire qualunque cosa si crede dovremmo dire per essere degni abitanti di queste terre. riverenza
Sorvoliamo su Ave Maria e Padre Nostro, omaggi reverendissimi a Maria e al nostro Padre e soffermiamoci sull’ Atto di Dolore e l’Atto di Fede.
L’ Atto di Dolore, espressione di pentimento ed ammissione dei propri peccati recita così: “Atto di dolore, mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi. ”. Castighi è la parola chiave. Questa sola parola porta con se due grandi verità che noi, a nostra insaputa, confermiamo ogni qual volta ci doliamo dei nostri peccati.
A) Dio è vendicativo. Il chè mi va a cozzare con l’idea del Dio misericordioso. Non c’è perdono per te, peccatore. Eppure sul finale della preghiera si accenna proprio alla divin misericordia “Signore, Misericordia, perdonami”. Mhm.
B) Se si è detta una bugia, se si è nominato il nome di Dio invano, se ci si è dimenticati di santificare le feste, ammettiamo di essere meritevoli del castigo al pari di chi ha rubato, ucciso, o peggio ancora, fornicato!
L’Atto di Fede, dichiarazione di fede e d’amore, recita così: “Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere”.
Tentativo un po’ goffo da parte dell’umana Chiesa di assicurarsi una fedeltà cieca e sorda, ottusa, acritica, che noi, nel dichiararci fedeli a Dio, le assicuriamo ..con tutte le amare conseguenze che una tal total fedeltà comporta.
Il post è finito,
andate in pace.
10 commenti:
Non x forza si devono usare qst preghiere x rivolgersi a Dio...anzi credo che parole spontanee e meno formali siano decisamente meglio...tanto Lui capisce lo stesso no?
l'atto di dolore è quello che mi veniva meglio, al solo pensiero
che non appena recitato, avrei
ricominciato a masturbarmi; tutta
l'impalcatura religiosa se ci pensi
bene, passato il momento in cui
magari un po ti fa paura, dopo,
è un invito al libertinaggio
sfrenato, baci bippi carissima
bellissimo post bp
ps egio sto morendo dal ridere al pensiero di te che ti masturbi mentre reciti l'atto di dolore - è un atto di pentimento istantaneo
BUM!
Grande pezzo su LM Bippì.
Ciao
Nic
mi associo a nic, bippi hai scrito un magnifico pezzo per libmag, che
ho letto a rotta di collo giù giù
sino in fondo al pozzo
nausicaa>> mi verrebbe da dire: tanto Lui capisce solo se vuole capire...
egine>> rido con desaparecida...
ma tu dici giustissimo, se ci penso :)))
desaparecida>> grazzie assaje desa :)
nic>> e BUM sia!
(Grazie)
egine>> emmeno male che ci sietre tu nic... non mi ero accorta che il pezzo era on line!!
(nzallanuta che sono :)
bp, ieri per ragioni che non sto a spiegarti mi sono ritrovato nel bel mezzo di un rosario prima dell'inizio di una messa, sembravano posseduti, volevo spararmi un qualcosa di molto delicato. A proposito, io ho preparato un'arca, vieni a bordo anche tu. :)
aia brutta cosa gians...
hai constatato che pupoi recitarlo anche pensando ai cammelli sull'arca???
a proposito di arca...accorro subitamente
bene, molto bene, condivido molte cose, tutto diciamo, ma anche altro sotteso nel tuo discorso e scambio un segno di pace con te che quando vado a funerali e matrimoni è la parte che mi ridesta dai miei pensieri e mi riporta lì.
ahahahha anche a me il segno di pace fa questo effetto (non nei funerali... esco quasi subito dalla chiesa, non riesco ad ascolatare consolazioni del tipo"bisogna gioire perchè lui è in un mondo migliore del nostro" "la sua anima ci guarderà dall'alto" etc etc..)
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